Intervento di Mario Draghi, Presidente della BCE, in occasione del conferimento della Laurea ad honorem in Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bologna, Bologna, 22 febbraio 2019
È per me un grande onore essere qui oggi nell’Università di Bologna, culla dell’istruzione in Europa, fin dal 1088. La sua storia ha visto studiare qui Thomas Beckett e Copernico, e nel 1506 Erasmo da Rotterdam che avrebbe dato il suo nome al programma europeo in cui l’Università di Bologna è protagonista di prima grandezza.
Il programma Erasmus è uno degli esempi più apprezzati dei benefici che una stretta cooperazione a livello europeo può portare. Ma sappiamo che altre sue dimensioni non riscuotono eguale approvazione.
Al cuore del dibattito sui meriti della cooperazione europea sta una percezione che appare in superficie inevitabile: da un lato l’integrazione genera indubbi benefici; dall’altro, perché questi si materializzino è necessaria una cooperazione talvolta politicamente difficile da conseguire o da spiegare. Questa tensione tra i benefici dell’integrazione e i costi associati con la perdita di sovranità nazionale è per molti aspetti e specialmente nel caso dei paesi europei, solo apparente. In realtà in molte aree l’Unione europea restituisce ai suoi paesi la sovranità nazionale che avrebbero oggi altrimenti perso.
Ciò non implica che si abbia bisogno dell’Unione europea per qualsiasi cosa ma, in un mondo globalizzato, l’Unione europea diviene oggi ancora più rilevante. Come scriveva Jean Monnet più di 50 anni fa: “abbiamo bisogno di un’Europa per ciò che è essenziale... un’Europa per ciò che le nazioni non possono fare da sole”[1].(...)
È per me un grande onore essere qui oggi nell’Università di Bologna, culla dell’istruzione in Europa, fin dal 1088. La sua storia ha visto studiare qui Thomas Beckett e Copernico, e nel 1506 Erasmo da Rotterdam che avrebbe dato il suo nome al programma europeo in cui l’Università di Bologna è protagonista di prima grandezza.
Il programma Erasmus è uno degli esempi più apprezzati dei benefici che una stretta cooperazione a livello europeo può portare. Ma sappiamo che altre sue dimensioni non riscuotono eguale approvazione.
Al cuore del dibattito sui meriti della cooperazione europea sta una percezione che appare in superficie inevitabile: da un lato l’integrazione genera indubbi benefici; dall’altro, perché questi si materializzino è necessaria una cooperazione talvolta politicamente difficile da conseguire o da spiegare. Questa tensione tra i benefici dell’integrazione e i costi associati con la perdita di sovranità nazionale è per molti aspetti e specialmente nel caso dei paesi europei, solo apparente. In realtà in molte aree l’Unione europea restituisce ai suoi paesi la sovranità nazionale che avrebbero oggi altrimenti perso.
Ciò non implica che si abbia bisogno dell’Unione europea per qualsiasi cosa ma, in un mondo globalizzato, l’Unione europea diviene oggi ancora più rilevante. Come scriveva Jean Monnet più di 50 anni fa: “abbiamo bisogno di un’Europa per ciò che è essenziale... un’Europa per ciò che le nazioni non possono fare da sole”[1].(...)
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