(...) Pubblicata la Relazione della Commissione sulle barriere che ostacolano lo sviluppo di servizi europei del commercio al dettaglio più efficienti ed equi. (...)
IL PUNTO DI VISTA DI EUROCOMMERCE:
Retail Market Monitoring Report Brussels, 5 July 2010 -
Today, the European Commission published, for public consultation, its long awaited Retail Market Monitoring Report. EuroCommerce is especially gratified at the report’s recognition of the contribution to the EU economy already made by the retail sector and will submit full comments in due course.
"It must be remembered that the supply chain is a very complex construction, and that retail is only one element in the chain," noted EuroCommerce Secretary-General Xavier Durieu. "To compile our response, we will look closely at the assumptions on which the report is based."
EuroCommerce welcomes the fact that the report gives the retail sector a largely clean bill of health for the way in which it provides high quality goods to consumers at prices they can afford. However, it also identifies the key regulatory and other problems which limit the capacity of retail to make an even greater contribution to the economy.
It is regrettable that the Report makes no suggestions of possible answers to these problems - even though the Commission clearly has its own ideas on how to move forward. In the light of the better regulation policy, concrete initiatives should already have been outlined at this stage instead of waiting for a further document to be published.
EuroCommerce regrets that the deadline set for the public consultation (10 September 2010) is so tight. Given that we are approaching the summer break, a longer period would have been preferable.
EuroCommerce now calls on the Commission and European Parliament to focus on concrete answers to the specific problems that have been identified. Such solutions must be practical and proportionate to secure the necessary changes on the basis of real evidence of real need.
Patrice Pellegrino
Senior Adviser on Internal Market
T:+32 2 737 05 85
pellegrino@eurocommerce.be
L'ANALISI DI CONFCOMMERCIO INTERNATIONAL:
“Il commercio e la distribuzione garantiscono circa 18 milioni di posti di lavoro nell’economia europea. Possiamo creare una crescita economica maggiore sopprimendo le difficoltà alle quali tale settore di attività è confrontato. E’ la ragione per cui lancio una vasta consultazione sul rapporto; presenterò su questa base delle proposte concrete nel prossimo autunno” ha dichiarato il commissario europeo Michel Barnier, responsabile del Mercato interno e dei Servizi, nel presentare il rapporto dal titolo: Esercizio di sorveglianza del mercato del commercio e della distribuzione – “Verso un mercato interno più efficiente e più equo del commercio e della distribuzione all’orizzonte del 2020”.
Nell’analisi approfondita effettuata dalla Commissione europea in consultazione con le parti interessate, i termini “commercio e distribuzione” fanno riferimento al commercio al dettaglio che nell’Unione europea rappresenta il 4,2% del PIL, 17,4 milioni di persone e il 20% delle Piccole e Medie Imprese europee. La Commissione ha considerato il numero diversificato di attività economi che a monte e a valle del commercio e della distribuzione: a monte con i grossisti e i fornitori, i lavoratori dipendenti, i servizi di immobiliare commerciale, le imprese di trasporto, le società di logistica, i fornitori di sistemi di pagamento, le agenzie di pubblicità e di marketing, le imprese di sicurezza, i fornitori di energia, i raccoglitori e i riciclatori di rifiuti; a valle con i consumatori avendo in tal mondo un incidenza diretta sulla qualità di vita dei cittadini.
L’analisi integra tutte le tipologie di commercio al dettaglio (esercizi commerciali, commercio elettronico, mercati all’aperto, ecc.), dal piccolo al grande in tutte le zone che siano urbane che rurali; tuttavia essa si concentra sul commercio alimentare poiché rappresenta circa la metà delle vendite totali del commercio al dettaglio.
Il rapporto presenta un primo bilancio dei problemi che colpiscono o che sono suscettibili di colpire, dal punto di vista del mercato interno, le performance economiche, sociali o ambientali
delle imprese del settore del commercio e della distribuzione.
Attraverso un storia succinta, dagli anni sessanta finora, l’analisi sottolinea il contributo significati vo del settore del commercio e della distribuzione alla lotta contro l’inflazione grazie alla sua modernizzazione e quindi all’apparizione sul mercato della grande distribuzione.
Ciò ha per messo una maggiore competitività dell’offerta di prodotti servizi, dando soprattutto la possibilità al consumatore di un’ampia scelta di prodotti a prezzi competitivi.
La combinazione della concentrazione attraverso le frontiere del mercato interno e dell’integrazione verticale ha dato poi la possibilità ad alcuni distributori di avere un potere di negoziazione significativo che permette loro di negoziare a prezzi bassi.
L’arrivo poi degli hard-discount e dei marchi dei distributori ha rafforzato il processo che spin ge i distributori verso maggiori profitti per rallentare l’erosione dei loro margini.
La Commissione sottolinea il fatto che se tale evoluzione ha contribuito all’aumento della competitività e ha avuto degli effetti positivi su una varietà di attività, essa si è talvolta fatta a scapito degli obiettivi di protezione dell’ambiente, di coesione sociale e territoriale.
La relazione ha pertanto individuato un certo numero di problemi che hanno – o possono avere – un impatto diretto sulla prestazione ottimale del settore del commercio al dettaglio, da un punto di vista economico, sociale o ambientale e che interessano tutti i vari attori a monte e
a valle della catena di approvvigionamento: i consumatori, i commercianti, i fornitori, i lavoratori dipendenti e le generazioni future.
1. I seguenti problemi sono stati identificati come incidenti – o suscettibili di incidere – sulle prestazioni dei dettaglianti in termini di accessibilità (mancanza di coesione tra la localizzazione delle attività commerciali rispetto alle abitazioni e i mezzi di trasporto) per i cittadini dell’UE a un’offerta commerciale diversificata, competitiva e sensibile alle esigenze dello sviluppo sostenibile:
- una mancanza di efficienza e di coordinamento delle norme sull’urbanistica commerciale insieme con il cattivo funzionamento del mercato immobiliare commerciale hanno un impatto negativo sui luoghi di stabilimento dei dettaglianti e sull’accessibilità per i consumatori ai punti vendita;
- l’insufficiente sviluppo del commercio elettronico nel mercato interno, come risultato di una serie di ostacoli (servizi postali transfrontalieri, mezzi di pagamento, sistemi di riparazione mal funzionanti, ecc);
- l’insufficiente sviluppo delle comunicazioni commerciali e dei servizi di informazione indipendenti (ad esempio, siti internet di confronto dei prezzi, anche quelli transfrontalieri, o prove comparative di prodotti e servizi), probabilmente derivante dalle persistenti divergenze tra le norme nazionali sulla protezione dei consumatori e tra le regole sulla concorrenza sleale.
2. I seguenti problemi sono stati identificati come ostacolanti, o tali da nuocere, lo sviluppo economico ottimale degli operatori, in particolare la loro capacità di investire e innovare per quanto riguarda la qualità dei prodotti e servizi offerti:
- la mancanza di norme che regolino le pratiche commerciali sleali e le relazioni contrattuali tra le varie parti della catena di fornitura e/o la cattiva applicazione di tali norme laddove esistano;
- una mancanza di trasparenza dei sistemi di controllo di qualità e le relative difficoltà nel loro utilizzo transfrontaliero.
3. I seguenti problemi sono stati identificati come aventi un impatto sulle condizioni e la produttività del lavoro, sui livelli di occupazione e sulla competitività nel settore del commercio e della distribuzione:
- le differenze delle condizioni di lavoro causate da divergenze in materia di diritto del lavoro e di contratti collettivi applicabili al settore del commercio e della distribuzione;
- l’impatto negativo dell’economia “informale” sulle condizioni di lavoro;
- la mancanza di informazione ai consumatori sulla responsabilità sociale delle imprese del settore del commercio e della distribuzione;
- un’inadeguatezza tra i bisogni delle imprese e le competenze del personale nel settore del commercio e della distribuzione.
4. I seguenti problemi sono stati identificati come aventi il potenziale di impedire il passaggio ad un settore del commercio e della distribuzione più sostenibile, efficiente ed equo:
- il consumo energetico elevato, l’alto livello di produzione di rifiuti, il significativo volume del traffico di merci e la congestione nelle aree urbane;
- l’insufficiente considerazione dei costi ambientali nella catena di fornitura al dettaglio (la logistica, l’efficienza energetica dei negozi, il marketing e le comunicazioni, ecc), in particolare qualora non siano messi a disposizione sufficienti incentivi;
- la mancanza di un metodo comune di analisi, a livello europeo, del ciclo di vita del prodotto per valutare l’impatto ambientale dei prodotti e servizi venduti.
Misure volte a rispondere adeguatamente a questi problemi e politiche europee che potrebbero essere lanciate di conseguenza, saranno presentate nella Comunicazione della Commissione sul rilancio del mercato interno, prevista per l’autunno del 2010, e dovranno tener conto dello stretto rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
La Commissione invita tutte le parti interessate ad inviare le loro risposte a questa relazione entro il 10 settembre 2010.
Today, the European Commission published, for public consultation, its long awaited Retail Market Monitoring Report. EuroCommerce is especially gratified at the report’s recognition of the contribution to the EU economy already made by the retail sector and will submit full comments in due course.
"It must be remembered that the supply chain is a very complex construction, and that retail is only one element in the chain," noted EuroCommerce Secretary-General Xavier Durieu. "To compile our response, we will look closely at the assumptions on which the report is based."
EuroCommerce welcomes the fact that the report gives the retail sector a largely clean bill of health for the way in which it provides high quality goods to consumers at prices they can afford. However, it also identifies the key regulatory and other problems which limit the capacity of retail to make an even greater contribution to the economy.
It is regrettable that the Report makes no suggestions of possible answers to these problems - even though the Commission clearly has its own ideas on how to move forward. In the light of the better regulation policy, concrete initiatives should already have been outlined at this stage instead of waiting for a further document to be published.
EuroCommerce regrets that the deadline set for the public consultation (10 September 2010) is so tight. Given that we are approaching the summer break, a longer period would have been preferable.
EuroCommerce now calls on the Commission and European Parliament to focus on concrete answers to the specific problems that have been identified. Such solutions must be practical and proportionate to secure the necessary changes on the basis of real evidence of real need.
Patrice Pellegrino
Senior Adviser on Internal Market
T:+32 2 737 05 85
pellegrino@eurocommerce.be
L'ANALISI DI CONFCOMMERCIO INTERNATIONAL:
“Il commercio e la distribuzione garantiscono circa 18 milioni di posti di lavoro nell’economia europea. Possiamo creare una crescita economica maggiore sopprimendo le difficoltà alle quali tale settore di attività è confrontato. E’ la ragione per cui lancio una vasta consultazione sul rapporto; presenterò su questa base delle proposte concrete nel prossimo autunno” ha dichiarato il commissario europeo Michel Barnier, responsabile del Mercato interno e dei Servizi, nel presentare il rapporto dal titolo: Esercizio di sorveglianza del mercato del commercio e della distribuzione – “Verso un mercato interno più efficiente e più equo del commercio e della distribuzione all’orizzonte del 2020”.
Nell’analisi approfondita effettuata dalla Commissione europea in consultazione con le parti interessate, i termini “commercio e distribuzione” fanno riferimento al commercio al dettaglio che nell’Unione europea rappresenta il 4,2% del PIL, 17,4 milioni di persone e il 20% delle Piccole e Medie Imprese europee. La Commissione ha considerato il numero diversificato di attività economi che a monte e a valle del commercio e della distribuzione: a monte con i grossisti e i fornitori, i lavoratori dipendenti, i servizi di immobiliare commerciale, le imprese di trasporto, le società di logistica, i fornitori di sistemi di pagamento, le agenzie di pubblicità e di marketing, le imprese di sicurezza, i fornitori di energia, i raccoglitori e i riciclatori di rifiuti; a valle con i consumatori avendo in tal mondo un incidenza diretta sulla qualità di vita dei cittadini.
L’analisi integra tutte le tipologie di commercio al dettaglio (esercizi commerciali, commercio elettronico, mercati all’aperto, ecc.), dal piccolo al grande in tutte le zone che siano urbane che rurali; tuttavia essa si concentra sul commercio alimentare poiché rappresenta circa la metà delle vendite totali del commercio al dettaglio.
Il rapporto presenta un primo bilancio dei problemi che colpiscono o che sono suscettibili di colpire, dal punto di vista del mercato interno, le performance economiche, sociali o ambientali
delle imprese del settore del commercio e della distribuzione.
Attraverso un storia succinta, dagli anni sessanta finora, l’analisi sottolinea il contributo significati vo del settore del commercio e della distribuzione alla lotta contro l’inflazione grazie alla sua modernizzazione e quindi all’apparizione sul mercato della grande distribuzione.
Ciò ha per messo una maggiore competitività dell’offerta di prodotti servizi, dando soprattutto la possibilità al consumatore di un’ampia scelta di prodotti a prezzi competitivi.
La combinazione della concentrazione attraverso le frontiere del mercato interno e dell’integrazione verticale ha dato poi la possibilità ad alcuni distributori di avere un potere di negoziazione significativo che permette loro di negoziare a prezzi bassi.
L’arrivo poi degli hard-discount e dei marchi dei distributori ha rafforzato il processo che spin ge i distributori verso maggiori profitti per rallentare l’erosione dei loro margini.
La Commissione sottolinea il fatto che se tale evoluzione ha contribuito all’aumento della competitività e ha avuto degli effetti positivi su una varietà di attività, essa si è talvolta fatta a scapito degli obiettivi di protezione dell’ambiente, di coesione sociale e territoriale.
La relazione ha pertanto individuato un certo numero di problemi che hanno – o possono avere – un impatto diretto sulla prestazione ottimale del settore del commercio al dettaglio, da un punto di vista economico, sociale o ambientale e che interessano tutti i vari attori a monte e
a valle della catena di approvvigionamento: i consumatori, i commercianti, i fornitori, i lavoratori dipendenti e le generazioni future.
1. I seguenti problemi sono stati identificati come incidenti – o suscettibili di incidere – sulle prestazioni dei dettaglianti in termini di accessibilità (mancanza di coesione tra la localizzazione delle attività commerciali rispetto alle abitazioni e i mezzi di trasporto) per i cittadini dell’UE a un’offerta commerciale diversificata, competitiva e sensibile alle esigenze dello sviluppo sostenibile:
- una mancanza di efficienza e di coordinamento delle norme sull’urbanistica commerciale insieme con il cattivo funzionamento del mercato immobiliare commerciale hanno un impatto negativo sui luoghi di stabilimento dei dettaglianti e sull’accessibilità per i consumatori ai punti vendita;
- l’insufficiente sviluppo del commercio elettronico nel mercato interno, come risultato di una serie di ostacoli (servizi postali transfrontalieri, mezzi di pagamento, sistemi di riparazione mal funzionanti, ecc);
- l’insufficiente sviluppo delle comunicazioni commerciali e dei servizi di informazione indipendenti (ad esempio, siti internet di confronto dei prezzi, anche quelli transfrontalieri, o prove comparative di prodotti e servizi), probabilmente derivante dalle persistenti divergenze tra le norme nazionali sulla protezione dei consumatori e tra le regole sulla concorrenza sleale.
2. I seguenti problemi sono stati identificati come ostacolanti, o tali da nuocere, lo sviluppo economico ottimale degli operatori, in particolare la loro capacità di investire e innovare per quanto riguarda la qualità dei prodotti e servizi offerti:
- la mancanza di norme che regolino le pratiche commerciali sleali e le relazioni contrattuali tra le varie parti della catena di fornitura e/o la cattiva applicazione di tali norme laddove esistano;
- una mancanza di trasparenza dei sistemi di controllo di qualità e le relative difficoltà nel loro utilizzo transfrontaliero.
3. I seguenti problemi sono stati identificati come aventi un impatto sulle condizioni e la produttività del lavoro, sui livelli di occupazione e sulla competitività nel settore del commercio e della distribuzione:
- le differenze delle condizioni di lavoro causate da divergenze in materia di diritto del lavoro e di contratti collettivi applicabili al settore del commercio e della distribuzione;
- l’impatto negativo dell’economia “informale” sulle condizioni di lavoro;
- la mancanza di informazione ai consumatori sulla responsabilità sociale delle imprese del settore del commercio e della distribuzione;
- un’inadeguatezza tra i bisogni delle imprese e le competenze del personale nel settore del commercio e della distribuzione.
4. I seguenti problemi sono stati identificati come aventi il potenziale di impedire il passaggio ad un settore del commercio e della distribuzione più sostenibile, efficiente ed equo:
- il consumo energetico elevato, l’alto livello di produzione di rifiuti, il significativo volume del traffico di merci e la congestione nelle aree urbane;
- l’insufficiente considerazione dei costi ambientali nella catena di fornitura al dettaglio (la logistica, l’efficienza energetica dei negozi, il marketing e le comunicazioni, ecc), in particolare qualora non siano messi a disposizione sufficienti incentivi;
- la mancanza di un metodo comune di analisi, a livello europeo, del ciclo di vita del prodotto per valutare l’impatto ambientale dei prodotti e servizi venduti.
Misure volte a rispondere adeguatamente a questi problemi e politiche europee che potrebbero essere lanciate di conseguenza, saranno presentate nella Comunicazione della Commissione sul rilancio del mercato interno, prevista per l’autunno del 2010, e dovranno tener conto dello stretto rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
La Commissione invita tutte le parti interessate ad inviare le loro risposte a questa relazione entro il 10 settembre 2010.
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