Governance di Internet: mantenere Internet aperta, libera e non frammentata
La governance di Internet è stata oggetto di dibattito sin dalla sua
creazione.
Internet non è governata da un’entità centralizzata, ma
piuttosto da un mosaico decentralizzato di soggetti interessati, tra cui
i governi nazionali, il settore privato, la comunità tecnica e la
società civile.
Lavorano insieme in vari organi di governance di
Internet, come l'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers
(ICANN) e l'Internet Engineering Task Force (IETF).
Alla governance di
Internet partecipano anche diverse agenzie specializzate delle Nazioni
Unite, in particolare l’Unione internazionale delle telecomunicazioni
(ITU). L'ITU, ad esempio, gestisce le risorse critiche per i servizi
wireless in tutto il mondo.
Si è a lungo dibattuto se i governi debbano
avere un ruolo centrale nella governance di Internet o se i vari
soggetti interessati debbano essere ugualmente responsabili nella
formulazione di principi, regole e procedure per Internet.
L’UE è un
forte sostenitore dell’approccio multilaterale alla governance di
Internet.
Questo approccio incorpora le opinioni di una varietà di parti
interessate, tra cui governi, imprese, comunità tecniche e società
civile su un piano di parità.
Non tutti gli attori, però, condividono
questo punto di vista.
La Cina e la Russia, in particolare, ritengono
che gli Stati dovrebbero avere un ruolo maggiore nel decidere sui
contenuti, le operazioni e le norme di Internet all’interno dei loro
confini.
La Cina ha anche proposto di modificare la struttura del
protocollo Internet.
L’UE è un forte difensore di un’Internet aperta,
libera e non frammentata che rimane una rete di reti unica e
decentralizzata.
Questa visione contrasta con gli approcci più
controllati di alcuni stati terzi che limitano l’accesso dei propri
cittadini a determinati contenuti Internet e monitorano le attività
online dei cittadini.
Anche le aziende private possono rappresentare un
ostacolo all’apertura e all’unità di Internet quando sviluppano la
propria infrastruttura fisica e i propri protocolli. (...)
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